IL CUNEO SALINO
Parco Regionale della Maremma. Toscana.
Parco Regionale della Maremma, Toscana. Canon EOS5D, ob. Canon 70-200 f2.8.
15 febbraio 2008, ore 13.29.19, ISO 200, lunghezza focale 200mm, priorità dei diaframmi, AV f9.0, TV 1/640, misurazione media ponderata, One-shot AF.
Post-produzione con Photoshop CS2.

Per i toscani il Parco della Maremma è sempre stato, confidenzialmente, “l’Uccellina”. Un lembo di costa selvaggia, con erte colline rivestite di macchia impenetrabile, fitte pinete, e soprattutto lunghissime spiagge incontaminate, dove la tutela degli ecoambienti originari permette alla natura d’incontrarsi armoniosamente con l’opera dell’uomo, con i suoi coltivi, i suoi pascoli e perfino con le sue opere di bonifica. Non il luogo insomma, dove si tenti soltanto di conservare frammenti di “wild” nostrano, ma il luogo dove esso riesce a incontrarsi e a convivere con le attività umane, che qui sempre sono esistite, come dimostrato dalla presenza, lungo tutto il territorio, di antichi e affascinanti edifici, civili e religiosi.
Si potrebbe dire, quindi, che l’Uccellina è una sorta di simbolo, un emblema. Uno degli emblemi della Toscana, racchiudendo in sé l’essenza stessa del suo paesaggio ancestrale, in cui uomo e natura, da millenni, vivono in equilibrio e armonia, fianco a fianco.
Quanto a me, sono sempre stato attratto, fin da ragazzo, da questa particolare atmosfera e, negli ultimi venticinque anni, ho spesso visitato il parco, specialmente verso nord, dove le zone pianeggianti attorno alla foce del fiume Ombrone offrono più rapido e comodo accesso al visitatore. E’ un ambiente deltizio molto particolare, dove ampi lembi di macchia e di pineta, anche ad alto fusto, confinano e si intersecano con zone umide, i famosi “chiari”, azzurrissimi stagni retrodunali di cui un tempo era costellata tutta la costa maremmana.
Ho potuto così assistere, col passare degli anni, all'impressionante avanzata del mare verso l’entroterra, resa possibile da inarrestabili fenomeni di erosione costiera. L’assottigliamento della spiaggia e la graduale scomparsa del cordone dunale hanno infatti aperto la strada alle onde del Tirreno e consentito all’acqua salata, anche durante le più deboli mareggiate, di penetrare in profondità nel territorio, causando la progressiva salinizzazione dei chiari.
Durante la mia ultima visita, pochi giorni fa, lo scenario che ho trovato mi ha convinto che il processo abbia ormai raggiunto livelli massimali: la penetrazione del mare sta trasformando la zona dei chiari, sul versante sinistro del delta, in una immensa palude salmastra. L’acqua è dappertutto, come mai mi era capitato di vedere, e il colore grigio-giallastro della vegetazione secca, caratterizza tristemente il paesaggio. File di grandi ombrelli scheletriti segnano infatti l’orizzonte, a riprova che estese fasce di pineta e di macchia mediterranea hanno ormai ceduto alla crescente salinità del terreno. E' una strana scena che, mescolando il biancore secco della boscaglia morta all'azzurro dell'acqua stagnante, evoca sensazioni esotiche, quasi da savana africana, come se, da un momento all'altro, là in fondo si vedessero muovere elefanti e comparissero branchi di antilopi.

La Regione Toscana, già dal 2003, ha avviato un piano per lavori di riassetto idrogeologico della costa del parco. Queste erano le valutazioni preliminari, come si possono leggere nel Programma di interventi prioritari di recupero e riequilibrio del litorale –D.C.R. n. 47 del 11 marzo 2003 -(Intervento n. 20):
"Dal quadro conoscitivo redatto per la stesura del Piano, risulta in aumento, con costante proporzionalità, l’andamento dell’erosione a Bocca d’Ombrone dove, fra il 1985 e il 1990, si ha l’erosione di 21.2 metri di spiaggia (-4.24 metri/anno) con arretramenti della linea di riva che localmente superano i 10 metri all’anno, e tra il 1985 e il 1998 si ha un arretramento medio della linea di riva di 52 metri (- 4metri/anno). Nel periodo precedente, 1979-1984, il trend erosivo era più accentuato tanto che si sono persi mediamente 42.5 metri di arenile (- 7.08 metri/anno). Allontanandosi dalla foce il fenomeno erosivo si fa gradualmente meno intenso e nel tratto da Marina di Alberese alla Torre di Collelungo, si ha una perdita media di arenile di 8.8 metri (-0.63 metri/anno) nel periodo 1984-1998. Il trend erosivo risulta in diminuzione se confrontato con il periodo 1984- 1990 quando l’arretramento medio della linea di riva è stato di 9.5 metri (-1.58 metri/anno). Inoltre occorre sottolineare un aspetto di estrema importanza: l’azione costante dell’erosione costiera e l’arretramento della spiaggia nel tratto compreso tra Marina di Alberese e la foce del Fiume Ombrone hanno progressivamente incrementato le problematiche relative all’ingressione di acqua salata nell’ecosistema retrostante alla spiaggia caratterizzato in parte da zona pinetata, in parte da zona umida retrodunale. Per questo motivo la Provincia di Grosseto e il Parco Regionale della Maremma, nella seconda metà degli anni ’80, hanno provveduto alla realizzazione di un argine localizzato lungo la linea di costa, a partire dal limite sinistro della foce del Fiume Ombrone, per uno sviluppo lineare pari a circa 1.000 metri. Detta opera ha garantito una sufficiente protezione ai delicati ambienti retrodunali fino alla fine degli anni ’90, periodo nel quale, a causa dell’avanzamento dell’erosione costiera, l’argine si è gradualmente indebolito, fino a crollare completamente sotto l’azione del mare negli anni 2000/2001. I danni conseguenti alla copiosa penetrazione dell’acqua salata all’interno dei sistemi retrodunali è già evidente nella sua gravità, con il rischio reale di una totale trasformazione di un ecosistema di assoluto valore per l’aspetto ambientale e per l’elevata biodiversità sia delle specie vegetali che animali. C’è infatti da evidenziare che in questo tratto di costa vi sono aree classificate SIR ….. “Siti d’Interesse Regionale” per cui bisogna porre particolare attenzione agli interventi da prevedere su tali siti. Le problematiche inerenti l’azione dell’erosione costiera portano poi, indirettamente, ad una accentuazione della salinizzazione del sistema di canali di bonifica che drenano l’intera zona pianeggiante del Parco; detti canali infatti, fanno parte integrante del sistema idraulico di bonifica delle aree di padule, oltre che delle zone agricole, dove si risente ormai direttamente della penetrazione dell’acqua salata, con le pericolose conseguenze per l’intera zona pinetata e per le aree agricole ad essa contigue."

Buona Fortuna! Pare che l'Uccellina ne abbia davvero bisogno.


IL CUNEO SALINO