INVIDIA DIVINA
Gruccione Merops apiaster. Toscana.
Gruccione Merops apiaster, Toscana. Canon EOS-1D MarkII, ob. Canon 400mm f4.0 con duplicatore Canon 1,4X.
12 luglio 2008, 11.32.37, ISO 320, priorità dei diaframmi, AV f8.0, TV 1/1250, misurazione media ponderata, compensazione -2/3, AI servo AF, scatto continuo ad alta velocità.
Post-produzione con Photoshop CS4.

Nel maggio del 2007, vagabondando per stradine campestri, nel cuore del Chianti senese, scoprii, del tutto casualmente, il sito di nidificazione di una cospicua colonia di gruccioni.
Il luogo, situato in prossimità di una vigna, per una serie di favorevoli interazioni ambientali si prestava molto bene al posizionamento di un semplice riparo “volante”, da dietro cui effettuare, senza troppe complicazioni logistiche, buone riprese fotografiche.
Ci si appoggiava con le spalle a un ciuffo di canne, la cui ombra era preziosissima nelle calde giornate d’estate, e si aveva di fronte, a pochi metri di distanza, la chioma spoglia di un piccolo albero secco, posatoio perfetto per i gruccioni. Insomma, tutto al posto giusto: sole da dietro e ombra sulla testa, soggetti in favore di luce su fotogenici rami chiazzati da licheni bianchi e gialli, gradevole sfondo solido per la presenza di colline in lontananza. Che desiderare di più?
In questa ideale situazione ho fotografato gruccioni per due estati consecutive e l’immagine che campeggia nel logo del sito è testimone di come tutto funzionasse a meraviglia.
Ma, come si sa, l’imprevisto è sempre in agguato, e infatti nel 2009, durante la mia prima visita primaverile capii che si era manifestato un evento rovinoso, che non prometteva niente di buono. Proprio nel punto dove di solito sistemavo la mia rete mimetica si era infatti sviluppato un piccolo incendio campestre e il ciuffo di canne, completamente bruciato, era stato tagliato raso terra, dai curatori della vigna.
Dunque benché i gruccioni fossero numerosi e attivissimi intorno al piccolo albero che era stato risparmiato dalle fiamme, fotografare era diventato impossibile, a meno che non si decidesse di usare un vero capanno mimetico, retto da tiranti e paleria metallica, come una tenda da campeggio.
Decisi di lasciar perdere e di rimandare le riprese all’anno seguente, quando il piccolo canneto fosse ricresciuto, ma fu un tragico errore. A primavera 2010, infatti, giunto sul posto, ho trovato le canne alte e in gran forma ma del mio albero secco nessuna traccia. Scomparso, volatilizzato, di certo riciclato in utile legna da ardere da pragmatiche mani di campagna.
Un brutto colpo. Mi ero fatto sessanta chilometri in motocicletta, stava piovendo a dirotto, avevo il culo indolenzito e delicate scarpe cittadine ormai completamente sprofondate nella mota e… il “mio” albero era stato tagliato.
Beh, mi direte, quante tragedie! Sarà solo da riflettere un momento e riorganizzarsi in modo diverso! Già, peccato però che insieme all’albero fossero scomparsi anche i gruccioni.
Ho consultato un amico naturalista che è riuscito a dissuadermi dall’idea che i gruccioni se ne siano andati perché indignati di fronte a tanta distruzione. No, mi ha rassicurato, la stagione molto piovosa, bagnando il terreno e trasformandolo in fango, rende loro difficile, anzi impossibile, lo scavo dei buchi, delle gallerie sotterranee in fondo a cui nidificano. Un evento del tutto naturale.
Ne ho preso atto, ma quel cielo grigio di pioggia, privo di colore volante, mi ha fatto una certa tristezza. Anzi, diciamo che sono proprio rimasto di merda.

Perché ho raccontato questa storia? Bene, l’ho fatto pensando a Erodoto, secondo il quale, come recita Wikipedia, protagonista di ogni storia è la divinità, che è garante dell'ordine universale e quindi è sempre una divinità conservatrice.
Nell'attimo stesso in cui l'ordine viene alterato dall’uomo, desideroso di affermarsi e di eccellere, la divinità interviene, in base al principio che egli definisce “invidia degli dei”. Tale principio filosofico si basa su una concezione arcaica del divino: nella Grecia antica, infatti, gli dei possiedono attributi "umani", e sono molto gelosi della propria grandezza e del proprio potere. L'uomo che ottiene troppa fortuna, dunque, incorre nella loro invidia e viene ucciso o, se non altro, privato della sua gloria.
Per fortuna, almeno per ora, sono vivo, ma di certo son stato privato della mia piccola gloria fotografica.
Un saluto e… Carpe diem.

Erodoto
Storie
Biblioteca Universale Rizzoli

 
Gruccione Merops apiaster. Toscana.
Gruccione Merops apiaster, Toscana. Canon EOS-1D MarkII, ob. Canon 400mm f4.0.con duplicatore Canon 1,4X.
18 giugno 2008, 11.16.12, ISO 400, priorità dei diaframmi, AV f8.0, TV 1/1250, misurazione media ponderata, compensazione -2/3, One-shot AF.
Post-produzione con Photoshop CS4.

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